Cinque Mulini, il perché di un successo

A novembre? E perché mai si chiedevano da più parti. Questo era il commento circolato già quando s’era cominciato ventilare l’ipotesi. Di solito la signora che si è rimette i belletti ogni anno, la Cinque Mulini, si piazzava tra gennaio e febbraio.
Prima ancora era l’ultima prova del calendario mondiale del cross country. La rivincita della gara iridata si disputava a marzo, quando la primavera stava sbocciando.
Molto spesso l’evento di cross si allestiva a marzo inoltrato, di conseguenza l’ultimo atto, l’ultimo momento di una stagione che internazionalmente iniziava a gennaio e si concludeva alla fine del terzo mese dell’anno a volte con climi primaverili.

Tutto è cambiato con l’arrivo degli Europei di cross che hanno trovato spazio nel mese di dicembre. Poi ci si è messa l’ex IAAF ora World Athletic a decidere che la rassegna mondiale, ormai ridotta a una sfida tra gli uomini delle nazioni dell’Africa si disputasse ogni due anni. Elementi che hanno contribuito a far cambiare la data della classica lombarda. Tutto il circuito mondiale del cross ha subito uno spostamento, o meglio un anticipo nel calendario. Tanto per specificare meglio, il titolo iridato che il prossimo anno si disputerà negli Usa sarà in calendario nella prima decade di gennaio. Questo per spiegare come vanno le cose internazionalmente parlando di corsa campestre.

A bocce ferme si cerca di tirare qualche conclusione, dopo la 92ª edizione, non sotto il profilo squisitamente atletico della performance dei singoli atleti, ma organizzativamente. Novembre è certamente un mese con probabili condizioni climatiche difficili, tanto quanto gennaio o febbraio, ma si deve correre una campestre, se ci sono i campi infangati, se fa freddo tutto è nella norma.

Invece, domenica 17 novembre invertendo le previsioni dei giorni precedenti che avevano ammantato tutta la Lombardia sotto una spessa coltre di nebbia, è comparso un sole primaverile, con il termometro che ha toccato nell’ora più calda almeno 13 gradi. Per la gioia di chi organizzava e forse anche dei partecipanti. Un altro punto favorevole al cambio di data: la partecipazione. Il numero dei concorrenti, master compresi, sono saliti di molto. Si parla di poco meno di 2000 presenze. Per un cross è certamente un ottimo successo. Sale anche la partecipazione degli italiani questa volta arrivati in massa.

Ci si batteva per una maglia azzurra, con il cross si apre virtualmente il nuovo anno, tant’è che non si erano mai visti tanti atleti di casa nostra al via, sia uomini che donne. Altro punto: il pubblico. Erano arrivati per per seguire da vicino i garretti degli africani o molto più probabilmente la gara di SuperNadia Battocletti? Propendiamo per la seconda ipotesi, sulle rive dell’Olona mai tanto pubblico come ai tempi della vittoria di Alberto Cova. Nadia non ha vinto, ma ha portato alla classica freschezza, classe e professionalità, tipica di una grande professionista. È stato sufficiente vedere quante ragazzine l’attendevano all’arrivo per poter rubare un selfie con lei o strapparle un autografo.

Poi la premiazione con le lacrime di Valeria Roffino (gara di addio la sua) , la biellese era stata l’ultima donna a salire sul podio nel 2015 in una giornata di tregenda. Sul palco insieme alle prime tre classificate premiata con un barattolo con “il fango della Cinque Mulini”.
Conclusione: buon vento grande classica, il cambio data potrebbe essere il punto di partenza per un grandissimo volo sino all’edizione numero 100!

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