Cinque Mulini, l’addio alle gare di Valeria Roffino

Valeria Roffino, 34 anni, di cui 23 spesi sui campi di atletica (pista, montagna, cross), è l’ultima italiana ad essere salita sul podio della Cinque Mulini, con un terzo posto nel 2015.
E se è vero che la storia è un cerchio che si ripete, sarà proprio sui campi di San Vittore Olona che l’atleta biellese, delle Fiamme Azzurre, 18 presenze in nazionale, domenica 17 novembre chiuderà la sua lunga carriera.

“Dopo tante emozioni, sacrifici e gioie, sento il bisogno di un po’ di normalità,” confida Valeria, mamma di Sophie (3 anni) e moglie di Michele Fontana, atleta dell’Aeronautica Militare. “Per quanto mi sia sempre considerata una privilegiata, adesso desidero una routine normale, una vita più tranquilla accanto ai miei affetti”.

E quindi che sapore avrà questa Cinque Mulini?

“Avrà sicuramente il sapore della nostalgia, come lo sono questi giorni che la precedono. Sarà come tornare a casa, perché il cross è sempre stato la mia specialità preferita. Sono molto affezionata alla Cinque Mulini, l’ho corsa tantissime volte. Sono l’ultima italiana ad essere arrivata sul podio, e domenica probabilmente perderò questo primato perché c’è Nadia (Battocletti, ndr). È giusto che tocchi a lei, se lo merita.”

Valeria Roffino abbraccia Nadia Battocletti – Foto Grana/FIDAL

Atletica, una passione di famiglia sbocciata a 11 anni dopo aver rinunciato alla ginnastica.

“Sì, da bambina ho praticato diversi sport, tra cui nuoto, sci e ginnastica ritmica. Ma non ero portata, non sentivo il ritmo e così mi son ritrovata relegata nel gruppo delle più piccole. Di carattere sono molto competitiva, questa situazione mi stava stretta e così ho deciso di smettere. Con la testardaggine che mi contraddistingue – da buon ariete – mi sono imposta anche in famiglia, e ho deciso di passare alla corsa, che già era una passione di famiglia condivisa con mamma, papà, zio, cugino… Era inevitabile insomma!”.

Quando hai capito di aver fatto la scelta giusta, cioè quando è avvenuto il salto di qualità?

“La svolta è arrivata nel 2005, ai Campionati Italiani cadetti su pista nei 2000 metri. Partivo con il quarto-quinto tempo, poi in gara mi sono ritrovata davanti, a seguire le due ragazze con i tempi migliori e ho vinto la volata. Quello per me è stato un salto soprattutto mentale: ho iniziato a credere di poter davvero costruire qualcosa di importante.”

I tre momenti più significativi della tua carriera.

“Il primo coincide con una delusione: i Campionati italiani del 2013 a Milano, quando persi il titolo nelle siepi negli ultimi 20, forse 10 metri, da Nicole Reina, perché mi sono completamente deconcentrata. Da quel giorno ho imparato che la gara finisce dopo la linea del traguardo, è stata una sconfitta significativa, che mi ha insegnato tanto. L’anno dopo, avevo così tanta voglia di rivalsa che quel tricolore me lo sono andato a prendere, con anche il minimo per i Campionati Europei: 9:53:82, che è il mio personale. Il terzo momento che ricordo con gioia è l’11º posto agli Europei di cross nel 2019. Le campestri e i 3000 siepi sono sempre stati la mia gara del cuore.”

Le siepi, croce e delizia. A un certo punto è scattata la paura dell’ostacolo. Come te lo spieghi?

“Non lo so nemmeno io. Sono caduta una volta, ma non credo sia questa la causa. Però a un certo punto è successo, e questo timore ha influito molto, mi ha condizionata. È stato un periodo difficile, lo ammetto. Non riuscivo ad affrontare l’ostacolo, facevo i passetti, rallentavo, spezzavo il ritmo… era un continuo fermarsi e ripartire. Così ho deciso di smettere, ma le siepi sono rimaste nel mio cuore.”

Quanto l’atletica ha dato a Valeria Roffino e quanto Valeria ha dato all’atletica?

“L’atletica è stata il mio mondo e la mia vita per 23 anni. Mi ha fatto crescere e mi ha insegnato che si può sbagliare gara, si può incappare in una giornata no, ma il giorno dopo si può e si deve ripartire. Con impegno, costanza e un po’ di fortuna, i risultati arrivano, come nella vita quotidiana. Dopo la gravidanza, ho deciso di tornare a correre. L’ho fatto per me e anche per mia figlia, per dimostrarle che se hai un desiderio e lo vuoi davvero, lo puoi realizzare.
Cosa ho dato io all’atletica? La risposta forse è racchiusa nelle numerose dimostrazioni di stima e affetto che ho ricevuto in questi giorni: non sono una campionessa olimpica, è vero, ma spero, nel mio piccolo, di aver lasciato qualcosa di me.”

Alle spalle di Valeria Roffino una famiglia solida e un’allenatrice che ti ha presa per mano da bambina accompagnandoti in tutte le tappe della tua carriera: Clelia Zola, presidente Fidal Piemonte, una presenza tanto competente quanto esigente.

“Lo dico sempre: non avrei mai potuto avere un altro allenatore che non fosse Clelia, lei è l’atletica fatta passione. Sempre presente, ogni domenica sui campi di gara e tutti i giorni in pista a seguire e sostenere i nostri allenamenti. Non posso che ringraziarla per tutto quello che mi ha dato: tempo, pazienza, comprensione, amore, forza e insegnamenti. E grazie anche per tutte le litigate che ci siamo fatte in questi anni, sempre seguite da momenti di dialogo costruttivo”.

Foto Cinque Mulini

Torniamo da dove siamo partite: domenica, Cinque Mulini e poi scarpette al chiodo?

“Sì. Mio marito dice che è incredibile quanto io sia ferma in questa decisione. Ma io sono fatta così, rigida forse ma molto competitiva. Non penso di riuscire a gareggiare senza poter esprimere il massimo, sono abituata a dare il 100% in tutto quello che faccio. Ma so che lo sport farà sempre parte della mia vita.
Intanto domenica alla Cinque Mulini metterò tutto il mio impegno: gambe, cuore e testa. È una prova indicativa per gli Europei, ma non credo di poter ambire alla maglia azzurra in questo momento. Certo, se dovesse andare bene, allora ci sarebbe la prova a Trieste e quindi…forse, allora…”

La storia a volte fa giri strani. E chi lo sa. Questa volta il cerchio potrebbe non chiudersi davvero qui.

 

L’intervista di Valeria Roffino alla CORRERETV

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