Intervista al DT Antonio La Torre ripercorrendo le tappe del 2022 e con uno sguardo all’anno nuovo
Un fiume in piena. La stessa voglia di fare, pari a quella che probabilmente trasmette ai “suoi” ragazzi. Parliamo di Antonio La Torre DT della nazionale insediatosi dopo gli Europei di Berlino 2018 sullo scranno più alto di Via Flaminia Nuova, 830 a Roma. Da buon tecnico, nonché professore alla Statale di Milano ha già delineato gli appuntamenti dell’anno che verrà.
In ordine di calendario: Europei indoor (marzo/Istanbul), Campionato Europeo per Nazioni (ex Coppa Europa) a giugno (Chorzow/Polonia) Mondiali di atletica (Budapest/agosto), il tutto in funzione Roma/Parigi 2024.
“Pensate com’è cambiata l’atletica in Italia in poco tempo, così esordisce Antonio, nel 2019 al ritorno da Doha, una sola medaglia (bronzo Giorgi 50 km marcia), l’Italia s’identificava in Tamberi e Tortu. Adesso? È tutt’altra cosa. Dai Giochi di Tokyo tutto è cambiato. E quest’anno ci siamo riconfermati, con ottimi risultati a Eugene e Monaco”.
Come andrà nel 2023? Partiamo dalla velocità.
“Ovvio i vari Jacobs, Tortu (spero possa arrivare al meno 20 nei 200), Desalu e spero molto in Chitiru Ali, la staffetta debba tornare ai livelli di Tokyo, poi ci sono giovani interessanti almeno una decina. Dite poco? Conto molto anche sulla 4×100 donne con Dosso, la giovane Pavese con la Bongiorni come collante.
Nei 400 Davide Re sta lavorando bene in Svizzera, non ha esaurito la sua voglia di essere protagonista, spero in un ritorno di Scotti, poi Sibilio, forte sia nel giro di pista che negli ostacoli bassi. Tra le ragazze sogno una finale olimpica per Ayo Folorunso, molto brava quest’anno”.
Il mezzofondo azzurro si è risvegliato?
“Stiamo assistendo a una bella rinascita. Pietro Arese è il miler moderno in stile anglosassone, la nostra punta di diamante. Tra le donne Nadia Battocletti è la regina, poi le varie Sabbatini e Del Buono. Sulla distanza più lunga attendiamo di vedere all’opera Crippa, oltre alle certezze su discipline più brevi della maratona, come Riva e Chiappinelli”.
I salti?
“Gimbo Tamberi a parte, non dovrebbe saltare nel corso dell’inverno, vediamo cosa riesce a fare suo padre con il giovane Luiu. Nei salti in estensione, quest’anno non abbiamo potuto schierare Randazzo (lungo), mentre tra i canguri (triplo) siamo messi bene Della Valle, Bocchi e Ihmeje. Nell’alto cerchiamo di recuperare Alessia Trost (sparita letteralmente dalla circolazione N.d.R.), puntiamo sulla continuità di Elena Vallortigara, e sulla giovanissima Larissa Iapichino e la Bruni nell’asta”.
I lanci?
“Nel peso siano ben rappresentati: Weir, Fabbri e Ponzio, sono un tris d’ass. Speriamo che Daisy Osakue riprenda a lanciare come si deve … Poi ovvio non abbiamo un pesista, una giavellottista, ma ditemi un po’ voi se si è mai sentito parlare di prove multiple. Bene, ora possiamo contare su Dario Dester e su Sveva Gerevini”.
Prof e la “sua” marcia?
“Cominciamo col dire che abbiamo recuperato Antonella Palmisano, poi abbiamo con noi il campione mondiale e olimpico Massimo Stano. Scusate se è poco…”
Alla fine di quest’anno che voto assegna all’atletica italiana?
“In una scala di valori dall’uno al dieci, dal 7 all’8. Siamo usciti consolidati da Tokyo, non stiamo vivendo un sogno è una realtà”.