Il ritorno del cammino

«A differenza di quanto accadeva al nostro antenato cacciatore persistente, nella nostra vita l’attività aerobica, corsa o cammino, è diventata in molti casi marginale: l’obiettivo del giorno è, appunto, “scappare dall’edificio” dove viviamo o lavoriamo “per riappropriarci della natura” spesso però ridotta al parco del rione.»

L’intervento di Gabriele Ferretti su Correre di novembre chiude la serie di contenuti che in questo 2024 abbiamo dedicato agli anniversari “tondi”: vent’anni, infatti, sono passati da quando l’autorevole rivista Nature mise in copertina del numero di novembre 2004 il disegno di un possibile uomo preistorico e un unico strillo: “Born to Run”, che lanciava la da noi più volte citata ricerca Endurance running and the evolution of Homo, di Dennis Bramble (Università dello Utah) e Daniel Lieberman (Università di Harvard).

Gabriele ci racconta di come non solo quell’articolo abbia trovato conferma, ma anche di come quell’attività aerobica sia risultata responsabile dell’evoluzione del nostro cervello.

A differenza di quanto accadeva al nostro antenato cacciatore persistente, l’attività aerobica, corsa o cammino, è diventata marginale nella vita di molte persone: l’obiettivo del giorno è, appunto, “scappare dall’edificio” dove viviamo o lavoriamo “per riappropriarci della natura” spesso però ridotta al parco del rione.

Va notato come la contrazione dell’attività aerobica sia in realtà un problema che non è nato in questo nostro tempo: nel 490 avanti Cristo, Milziade, comandante degli ateniesi, deve affidarsi a Filippide, emerodromo, selezionato specialista nel portare messaggi in luoghi lontani, per far pervenire a Re Leonida, a Sparta, la richiesta di aiuto contro i persiani. Ogni uomo di novecentomila anni prima avrebbe potuto coprire come fosse una cosa normale quella distanza (246 km), oggi mito per i pochi finisher della Spartathlon, ma nell’antica Grecia la nostra civiltà era già passata da nomade a stanziale, con conseguente aumento del comfort e diminuzione del movimento. Quella a cui ora rischiamo di assistere è la pagina terminale di questa contrazione.

Su questo fronte, la buona notizia mi arriva dagli eventi di corsa che frequento ogni fine settimana, dove assisto a un ritorno del cammino e del running lento, che vede protagonisti anche i ragazzi delle scuole e gli studenti delle università. Sui visi che incontro sul traguardo delle collaterali passeggiate non competitive leggo lo stupore di scoprirsi ancora capaci di percorrere una breve distanza di solo cammino o corsa leggera, stupore che si fa subito felicità.

C’è un ritorno del cammino, questo il messaggio, e ci riempie di soddisfazione l’averlo intuito creando anni fa lo spazio “trail walking” curato da Giorgio Garello.

Un ritorno verso una riscoperta del corpo in movimento che è quanto mai necessaria ora che incombe un altro anniversario: quello dell’uscita in Giappone (3 dicembre 1994) della prima Playstation della Sony, capostipite delle porte d’ingresso in una dimensione parallela in cui puoi fare a pugni con Tyson senza finire in rianimazione o correre ai 300 all’ora con la Ferrari sapendo che, se ti schianti, spingi “play” e riparti. Senza muoverti mai dalla poltrona.

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