Pizzolato: i miei consigli per i runner over 40

Una corsa su strada in un caldo pomeriggio d’estate, 10 km in due giri. Al passaggio intermedio, rivolsi agli atleti consigli sulla meccanica di corsa, specialmente al ragazzo che allenavo. «Altro che mio marito!» esordì una donna che aspettava il compagno, in cui in effetti si coglieva una netta differenza di “stile”.

«È questione di età» replicai. «Con il passare degli anni l’efficienza meccanica tende a scadere, perché la forza e la capacità di reclutare fibre muscolari diminuiscono»

«Dovrebbe fare i pesi?» propose la donna timidamente.

«Potrebbe essere una soluzione, visto che la forza inizia a calare già verso i 40 anni» le risposi.

«Ma perché loro vanno così piano?» proseguì lei.

«Meno di 50 km, per chi si allena da qualche anno, possono non essere più sufficienti per migliorare e si può verificare una stasi nei progressi, soprattutto se si fanno solo allenamenti mono andatura».

Intanto lo speaker annunciava l’arrivo del primo, dotato di un’azione di corsa davvero invidiabile. «Che spettacolo vederlo correre, sembra non abbia fatto nemmeno fatica» commentò.

«Chi è in testa alla corsa di solito fa meno fatica di tutti, perché detta il passo» le confermai.

Dopo parecchie decine di secondi arrivarono altri podisti, tra cui suo marito. «Vedrai che tra quelli arriva ultimo» sbuffò con tono rassegnato.

«Cosa gli proporresti per farlo diventare più veloce?» le chiesi io, aggiungendo che «incrementare la forza è utile, ma non è sufficiente per vincere una volata».

Titubante, propose: «Scatti?». «La parola “scatti” rischia di essere fraintesa. Non si tratta, infatti, di volate al 100%, ma di allunghi, o meglio ancora degli allenamenti di intervall training e di sprint in salita» risposi.

«Dopo anni di podismo, si è indotti ad aumentare le distanze, perché per il corpo è più facile sostenere sforzi aerobici prolungati che intensi impegni muscolari. Il risvolto della medaglia è però l’aumento del logorio e dell’usura dei tessuti. La passione è così: è difficile darsi dei limiti» le raccontai.

«Sì, però una volta finita la gara si deve imbottire di antinfiammatori!» proseguì rattristata. «Anche l’ortopedico gli ha suggerito di ridurre i km, visto che ha la cartilagine consumata, ma non ci ascolta. E se glielo dicessi tu, Orlando?».

Nota: questo contributo rappresenta una sintesi del servizio intitolato “La moglie del podista”, pubblicato su Correre n. 387, gennaio 2017, a firma dello stesso Autore

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