Maratona: quarant’anni fa la vittoria di Pizzolato a New York

Era domenica 28 ottobre 1984 quando per la prima volta un italiano vinse la già famosa maratona di New York. Il suo nome, Orlando Pizzolato, non era ancora noto sulla scena internazionale. In un video appena prodotto Correre ha raccolto le testimonianze dei protagonisti di quella giornata che ha cambiato la storia della maratona italiana.

«Concludiamo con l’atletica leggera: giunge adesso dagli Stati Uniti la notizia che un italiano ha vinto la prestigiosa maratona di New York. Si tratta di Orlando Pizzolato.» … Sulla Rete Uno della RAI il telegiornale della sera della domenica si chiudeva con la pagina sportiva, di solito dedicata solo al calcio con l’eventuale aggiunta di automobilismo, ciclismo o motociclismo.  

Pizzowhat

Di famoso, in quella notizia, c’erano solo la parola “New York” e, per un’ancora ristretta percentuale dell’opinione pubblica, la parola “maratona”, che gli sportivi più anziani ricordavano associata al nome di Abebe Bikila, l’etiope che avevano visto vincere scalzo la maratona dei Giochi olimpici di Roma 1960.

Fuori dal perimetro degli allenatori di mezzofondo e degli appassionati dell’allora “podismo”, invece, Orlando Pizzolato era il classico “perfetto sconosciuto”. Era già stato a New York l’anno prima, quando si era classificato ventisettesimo, e in quello stesso anno si era piazzato al quarto posto nella maratona di Roma con 2:16’22”.

«In quel 1984 alternavo di continuo buone prestazioni e clamorosi fallimenti – ricorda Orlando Pizzolato nella video intervista -. … peccato che i flop avvenissero nelle prove più importanti: mi ritirai alla maratona di Milano, che era stata indicata come prova di selezione per decidere chi sarebbe andato ai Giochi olimpici di Los Angeles, e feci la stessa fine poco dopo, quando a Firenze ci fu la gara di selezione per i 10.000 metri olimpici (la gara della medaglia d’oro di Alberto Cova e del quarto posto di Salvatore Antibo, ndr).»

«Fu il periodo più brutto della mia carriera: andai in crisi e cominciai a pensare di ritirarmi dalla corsa. Mi resi conto che soffrivo le responsabilità e che addirittura avevo paura della fatica! Chiesi aiuto a una psicologa, Marisa Antollovich, che era docente nel mio corso di laurea in fisioterapia; riuscii a ripartire e con il mio allenatore, Gianpaolo Lenzi, decidemmo a quel punto di preparare la maratona di New York.»

In una giornata difficile, caratterizzata da temperatura e umidità elevate (il motivo del successivo spostamento della gara alla prima settimana di novembre), Orlando Pizzolato si ritrovò presto solo al comando e passò a metà gara con circa un minuto e mezzo di vantaggio. Alla prima apparizione in video di questo concorrente sconosciuto, cui era stato dato il numero di gara 100 perché non risultava iscritto, cominciò il tam tam delle domande dei giornalisti statunitensi e anche dell’organizzatore, Fred Lebow, per sapere dagli italiani chi era e come si pronunciava “Pizzo…”

La vittoria di Pizzolato a New York: i testimoni

Nel video appena prodotto Correre ha raccolto le testimonianze dei protagonisti di quella giornata che ha cambiato la storia della maratona italiana. Ecco un estratto dei loro ricordi.

Antonio Baldisserotto, il tour operator protagonista dello sviluppo dei viaggi per correre (all’epoca con Worbas, oggi Terramia), ricorda: «Ero sul traguardo e cominciarono a chiedermi se lo conoscevo: “Sì, è un mio amico”, mi divertivo a rispondere. Ed era vero: ci incontravamo a correre sulle mura di Ferrara, anche se lui andava molto più forte di me.»

Gianni Demadonna: il futuro manager, apripista di questo ruolo in Italia, a New York era compagno di stanza di Pizzolato ed era al debutto in maratona: «Ci avevano dato un ciclostile con il montepremi: era previsto un premio in denaro per i primi 25 uomini; si calcolava di poter arrivare nei primi quindici, e si pensava che i 2-3.000 dollari previsti non erano niente male, per noi. Poi pensavamo a quella mitica Mercedes che avrebbero dato al vincitore… Arrivai quinto, svuotato dal caldo, e mentre mi sdraiavano su una lettiga e mi cospargevano di ghiaccio, chiesi chi avesse vinto. “Un italiano – mi dissero – e ancora non sapevano pronunciare il nome.»

Quel giorno a New York c’erano anche altri grandi protagonisti della maratona italiana: 

Franco Fava, appese le scarpette al chiodo aveva intrapreso la carriera di fotoreporter ed era sul mezzo dei fotografi (sue le immagini dell’arrivo di Pizzolato), Marco Marchei, che dopo la seconda partecipazione alla maratona olimpica (Los Angeles ’84 dopo Mosca ’80) aveva cominciato a lavorare come giornalista e sarebbe diventato direttore di Correre nella settimana successiva a quel 28 ottobre, Laura Fogli, che imparò della vittoria del suo compagno di squadra (Cus Champion Ferrara) all’arrivo (terza), assieme al marito Giuseppe Rossetti.

Gianni Merlo, giornalista di atletica per La Gazzetta dello Sport, fece da interprete nelle interviste di Pizzolato.

Ilaria Fedeli, all’epoca fidanzata e oggi moglie di Pizzolato, era a casa e ricevette la telefonata di Orlando all’una di notte (ore 19 a New York). 

Erano a casa, fermi per infortunio, anche Gianni Poli, che avrebbe vinto a New York nel 1986, e Massimo Magnani, all’epoca punto di riferimento dei maratoneti italiani, che ricorda: «Per me Orlando Pizzolato rimarrà sempre quello che vinse la maratona di New York con le mie scarpe.» 

https://youtu.be/tslbNShflKo

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