Il maratoneta negligente invecchia prima

Comincia il periodo delle maratone primaverili. La gara, poi lo “stacco” ed è subito tempo di preparare la 42 km d’autunno.

E nello stacco cosa si fa? Quasi niente, tra una garetta e l’altra, perché manca il tempo.

E nella preparazione, il più delle volte, cosa si fa? Soprattutto lunghi, un po’ di interval training  e qualche salita. Ma per correre la maratona con efficienza sarebbe necessario essere anche (un po’) veloci, (un po’) forti, (un po’) agili e (un po’) dinamici.

Tutto serve

Nel caso del maratoneta, l’anello forte della preparazione è la resistenza. Attenzione però che questa non sia il solo elemento solido dell’efficienza del podista, ovvero il singolo aspetto tecnico che viene “presidiato” con gli allenamenti.

Per correre la maratona con efficienza, cosi come anche le altre distanze di resistenza aerobica, sarebbe necessario essere anche (un po’) veloci, (un po’) forti, (un po’) agili e (un po’) dinamici.

Il “poco” che scrivo fra parentesi è legato alla mancanza di tempo, intesa sia come difficoltà ad allungare la durata delle sedute per curare questi aspetti, sia come poco tempo tra una maratona e la successiva.

Lo “stacco” che non sfruttiamo

La maratona non è uno sforzo che fa male in assoluto, ma è una corsa che favorisce l’invecchiamento atletico e tende ad anticiparlo.

Per correre bene una 42 km non serve solo la resistenza, ma anche la tenuta all’andatura di gara. Peccato che praticamente nessun podista mi chieda di aiutarlo a migliorare i suoi anelli deboli, in modo da iniziare la fase specifica della maratona più atleticamente preparato.

Allenare la sola resistenza può non essere sempre costruttivo, sia perché ogni anno un soggetto over 35 perde 1% di efficienza aerobica, sia perché il tessuto muscolare si indebolisce. Per contrastare il deperimento fisiologico non possono bastare alcune sedute di corsa in salita e-o di interval training.

Serve invece una fase di ristrutturazione ampia, che può durare anche un paio di stagioni nelle quali non deve esserci l’interferenza della stanchezza indotta dai tanti chilometri di corsa lenta, come quelli che sono comunque necessari quando si prepara la maratona.

Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Il maratoneta negligente invecchia prima”, di Orlando Pizzolato, pubblicato su Correre n. 401, marzo 2018 (in edicola da giovedì 1 marzo), alle pagine 20-22.

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