Sono sempre di più i runner abituati alla strada stuzzicati dall’idea di provare un’esperienza “off-road” cimentandosi in una prova in natura. In generale, alle prese con la varia altimetria di una prova trail, il corridore proveniente dalla strada riesce ad affrontare abbastanza bene le salite, ma si trova a disagio quando deve correre in discesa. Per chi non si è mai allenato nello specifico per la corsa in discesa, pensiamo possano essere utili i consigli di Fulvio Massa, – che più volte è intervenuto sull’argomento dalle pagine di Correre su come allenare la discesa nel trail running.
La discesa
Agli occhi di un “non addetto ai lavori” i tratti in discesa potrebbero essere giudicati di scarso impegno, anche perché si tende a fare paragoni con la bicicletta o la corsa su strada, situazioni in cui la discesa porta ad affrontare difficoltà relativamente impegnative. In realtà le cose nel trail running non stanno proprio così e talvolta la discesa assume aspetti di difficoltà superiori alla salita, soprattutto dal punto di vista dell’impegno osteo-articolare e muscolare. È raro vincere una corsa per distacco in salita, mentre è invece frequente perderla in discesa.
Trovare una gara in cui la discesa abbia fondo morbido, regolare e ricoperto di uno strato d’erba ammortizzante è tanto desiderabile quanto raro, se non per brevissimi tratti. Al contrario è più facile trovarsi a correre su sentieri pietrosi e irregolari, dribblando radici e ostacoli naturali di tutti i tipi.
L’intero corpo è coinvolto nei cambi di assetto di corsa dovuti alla discesa. In primo luogo sono i piedi a svolgere un ruolo decisivo, legato alla capacità biomeccanica di assecondare le due fasi di atterraggio e spinta. È indispensabile che il piede non lavori in modo rigido, perché in tal caso non riuscirebbe ad ammortizzare le numerose sollecitazioni. Anche l’apparato muscolo-tendineo ha grande importanza nel ruolo di ammortizzazione e coordinazione gestuale, al fine di limitare il costo energetico dell’azione. Infine, la corsa in discesa si basa molto sull’apparato visivo, che memorizza il punto di appoggio ancora prima che questo venga effettivamente toccato dalla scarpa. Oltre a ciò, col tempo, saranno istinto ed esperienza a guidare gli atleti nella scelta della traiettoria ottimale.