S’intitola “Fine della corsa” ed è l’ultima inchiesta dell’ispettore Luciani ideata dallo scrittore genovese Claudio Paglieri. Caccia a un podista assassino, uniche tracce i tic e le manie tipiche dei podisti.
L’ultima fatica del prolifico scrittore e giornalista genovese Claudio Paglieri è “Fine della corsa” (Piemme, 2021). Scherzando si può dire che qualche anno fa Paglieri ha contratto il virus della corsa e, da quel momento, nulla è come prima…
Caccia a un runner “Mr Hyde”
Sullo sfondo della Genova city marathon si innesta un giallo, dove l’ispettore Marco Luciani arriva a smascherare un assassino, una sorta di Mr Hyde che uccide la sorella. Gelosia? Malessere esistenziale? Di tutto, di più. Il giallo è ricco di colpi di scena e anche di considerazioni ironiche su manie e piccole paranoie di runner, per i quali la corsa è una religione laica, un modo di osservare il mondo. Ironia della sorte, la passione di Luciani è proprio la corsa. Gli servirà a smascherare il truce killer. Il racconto è giocato su più piani, una sorta di vite parallele alla Plutarco dove si innesta un thrilling a volte anche “noir”. È servita probabilmente all’autore l’esperienza di cronaca nera con particolari da Polizia scientifica. Ma non solo: lo sfondo dei vicoli e delle colline genovesi è indagato in maniera efficace. I protagonisti hanno accumulato una sorta di mal di vivere dal quale ci si sforza di uscire con la panacea della corsa su strada.
Il ponte Morandi, “femore spezzato”
La tragedia collettiva del crollo di Ponte Morandi è sullo sfondo. La Genova City Marathon transita nei pressi dei monconi stradali devastati il maledetto 14 agosto 2018. “Femore spezzato” è l’immagine riuscita di Paglieri rispetto a quello che fu ritenuto un capolavoro di ingegneria. La ferita non è solo nella struttura in cemento armato, ma anche nel corpo sociale di una città. “Fine della corsa” è la fine del tempo sospeso, agognato, della dimensione ludica dello sport, come scriveva in “Homo Ludens” Johan Huizinga. Inizia il tempo incalzante, serrato, dell’indagine di Marco Luciani, che cancella implacabilmente le piccole manie del podista medio, inchioda implacabilmente l’assassino alle sue responsabilità. Un racconto che potrebbe essere tradotto bene in immagini cinematografiche. Al vostro redattore ha ricordato “L’amico americano” di Wim Wenders. Un libro che si legge tutto d’un fiato.
Claudio Paglieri, “Fine della corsa”, Piemme, 341 pagine, 18,50 euro (disponibile anche in ebook)