La corsa non ha più confini

Correre di marzo compare nelle edicole e negli store digitali il primo giorno del mese. Un mese che porterà con sé la primavera, ma che per il momento ripassa i capitoli fondamentali dell’inverno con un’annunciata morsa di freddo e neve.

Per molti è il momento della ripartenza: dopo una pausa, un’influenza debilitante, un infortunio da freddo o una di quelle “crisi mistiche” che sono naturali nella vita di quasi tutti i corridori, che di fronte all’abbassarsi della temperatura subiscono l’attrazione gravitazionale del divano con plaid.

Ripartiamo anche noi di Correre: abbiamo doppiato la boa del numero 400 e puntiamo la prua verso il mare aperto di questo 2018 ancora tutto da vivere, e quindi da correre, appunto. Non prima, però, di avervi ringraziato per il calore che ci avete trasmesso in occasione del numero-anniversario, a proposito del quale avete subito e sopportato con benevolenza un piccolo bombardamento mediatico.

Un cuore off-road

Per il quinto anno consecutivo Correre di marzo presenta un cuore off-road costituito dalle 28 pagine dello Speciale trail running. Più aumentano i corridori, più sentiamo il bisogno che i nostri nuovi compagni di corsa sappiano di avere a disposizione anche questa possibilità: una corsa in spazi immensi e paradossalmente, anche per questo, profondamente interiore, che non rappresenta più una via senza ritorno, perché vediamo gli stessi atleti, nell’arco di una stagione, passare dalla strada al trail e magari al triathlon applicando alla propria passione una versione podistica del principio dei vasi comunicanti. Questa, a mio parere, sarà la nota dominante del 2018, assieme al già ricordato consolidamento della crescita delle donne: stanno finendo i “settarismi”, le tribù del running, che si nutrivano di passione, ma anche di contrapposizione, trail runner contro road runner, faida sportiva subentrata a quella originale tra “pistaioli” e “stradaioli”, ma anche maratoneti contro cultori delle sole distanze corte, con le accuse di “fissati” rivolte ai primi e di “fighetti” ai secondi e con gli ultra-maratoneti a guardare tutti con ascetica superiorità.

 

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