Mai correre al buio da sole. Mai uscire senza il cellulare, da utilizzare in caso di emergenza. La musica va tenuta a basso volume, per rimanere vigili su quello che ci accade intorno. Va informata sempre un’altra persona in merito al percorso che si intende seguire prima di uscire per un allenamento. Bisogna sviluppare una sorta di sesto senso volto a percepire i pericoli intorno a noi. Gli atteggiamenti inusuali di uomini che passeggiano da soli al parco, il movimento di una macchina che passa lentamente. Istintivamente, meglio dare uno sguardo veloce per vedere chi stia al volante e, se necessario, memorizzare la targa nel malaugurato caso in cui fosse necessario denunciare. Probabilmente non esistono donne appassionate di corsa che abbiano mai trascurato la sicurezza personale prima di chiudersi alle spalle la porta di casa per percorrere anche solo pochi chilometri. Ognuna possiede alcune linee guida abbastanza precise, maturate e apprese attraverso le proprie esperienze.
Sotto controllo
Statistiche ufficiali sull’incidenza delle aggressioni alle runner non ce ne sono, ma se il gruppo di quasi 70 podiste che sono entrate nel gruppo #unastanzatuttapernoi di Correre può rappresentare un microcosmo esemplificativo, non si può dire che ci sia da stare tranquilli. La maggior parte delle componenti di questo gruppo corre da sola, per scelta o per necessità, negli orari che tutti gli altri impegni (lavoro, famiglia) consentono, quindi magari molto presto o molto tardi. Montagna, asfalto, città o piccoli centri, poco cambia. Attenzione sempre massima, perché gli incontri spiacevoli sono all’ordine del giorno. L’aggressione è anche uno sguardo strano che fa aumentare i battiti, è un complimento sguaiato non richiesto, è una pacca dove non si dovrebbe.
Difesa Donna
Parola a Deborah Carravieri, istruttrice certificata di Difesa Donna (www.difesadonna.it), che ci ha parlato del suo lavoro, fornendo consigli preziosi e concreti su come agire in eventuali situazioni di pericolo.
«Lavoriamo innanzitutto sulla creazione della volontà di non essere una vittima, quindi sul fatto che ogni donna è importante, non merita alcun tipo di aggressione e ha sempre diritto di dire no. Gli aggressori sono dei codardi, ma anche degli ottimi profiler e cercano vittime. Quindi già il modo di muoversi e di guardare trasmette dei messaggi molto importanti. La paura è nostra amica se sappiamo come reagire, senza bloccarsi sul posto, perché il cervello non ha dati da processare per reagire» spiega la Carravieri.
Per una runner questo in cosa può tradursi concretamente?
«È sempre importante mantenere consapevolezza di dove si è, facendo percepire di essere padrone della situazione. Banalmente, correre con la musica e astrarsi è sicuramente bellissimo, ma anche molto pericoloso. Piuttosto utilizziamo solo un auricolare, per mantenere un minimo contatto con l’ambiente esterno. Consiglio poi di portare sempre il cellulare con sé: esiste un’app (Where are U) che permette di contattare, inviando contemporaneamente la nostra posizione, le Centrali Uniche di Risposta del NUE 112, il numero unico per le emergenze disponibile in maniera gratuita in tutta Europa. È possibile anche effettuare una chiamata muta se si è minacciati da una persona».
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Runner senza paura”, di Julia Jones e Maria Comotti, pubblicato su Correre n. 413, marzo 2019 (in edicola a inizio mese), alle pagine 108-113.