Quando deve comandare il recupero

«Come allenatore, quando oriento lo stimolo allenante sul versante della “tenuta” del ritmo alla distanza piuttosto che sulla velocità delle prove, riscontro una sorta di delusione». Il focus di Orlando Pizzolato su Correre di novembre è sulla valenza allenante di lavorare (anche) sull’accorciamento dei tempi di recupero, piuttosto che solo e sempre sulla velocità di crociera.

«Nei lavori di ripetute è difficile convincere i runner a non cercare sempre la massima velocità possibile. Il rischio, però, è quello di affaticarsi inutilmente, soprattutto quando si vuole allenare un elemento fondamentale come la durata, cioè la capacità di tenere a lungo il ritmo”. Inizia con questa premessa la proposta tecnica di Orlando Pizzolato su Correre di novembre, che con questo esempio, per illustrare un atteggiamento riscontrato con frequenza fra i runner che allena: “Piuttosto che correre 8 ripetute da 1 km ognuna in 4’05”, viene preferito farne 6 ma ognuna in 3’55”, considerando 4’00″/km come tempo base

Fissati per la velocità

Dei parametri che compongono una seduta di allenamento, vale a dire distanza, ritmo e recupero, quello della velocità viene enfatizzato perché si è convinti che “veloce in allenamento corrisponda a “veloce in gara» evidenza il due volte vincitore della maratona di New York.

Alternativa: lavorare sulla tenuta

«Con riferimento all’esempio riportato prima, quello che diventa importante è fare 8 prove da 1 km in 4’10” con un minuto di pausa piuttosto che 8 prove (sempre da 1 km) in 4’00”, ma con pausa di due minuti» prosegue Pizzolato.

Memo: l’allenamento non è una gara

È certamente fattibile combinare un ritmo veloce con un recupero di breve durata: è quello che avviene in gara! Assisto spesso a sedute nelle quali i corridori nell’intento di “soddisfare” la richiesta dell’allenatore e “gratificare” il proprio ego, eseguono tutte le prove con il recupero indicato, ma con tempi più veloci rispetto al programma concordato.

A vista l’esito finale è evidente: tanta fatica, già riscontrabile nel corso della seduta quando il podista chiede se nella pausa tra le prove può camminare invece di correre!

L’aver completato la seduta con tempi più svelti rispetto alla proposta e con breve durata della pausa può indurre al pensiero di aver fatto un ottimo allenamento, sia fisicamente sia mentalmente.

Ma è proprio così relativamente a un esito favorevole dello sforzo?, domanda l’allenatore.

L’intervento si conclude con l’illustrazione della verifica di concentrazione del lattato, sistema di valutazione del carico di allenamento prediletto da Orlando Pizzolato.

Come per altri aspetti del controllo fisiologico, avverte l’autore, anche per questa verifica non vanno sottostimate le variabili soggettive, che rendono sconsigliabile il riferimento a dati standardizzati.

Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Quando deve comandare il recupero”, di Orlando Pizzolato, pubblicato su Correre n. 481, novembre 2024 (in edicola da inizio mese), alle pagine 24-26.

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