Da Vicenza all’Asia, passando per le Americhe e l’Australia. L’incredibile storia di un viaggio a piedi raccontata dal protagonista, Nicolò Guarrera alias Pieroad.
Alcune storie nascono dal desiderio di esplorare, altre dalla voglia di sfidare i propri limiti. Quella di Nicolò Guarrera, alias Pieroad, è una combinazione di entrambe. Ha intrapreso un’impresa straordinaria: fare il giro del mondo a piedi. L’idea è nata in modo inaspettato, mentre si trovava nel suo salotto. Da un lato c’era il Nicolò più sedentario, dall’altro il viaggiatore impaziente che, guardando un mappamondo, ha capito che il sogno di percorrere il mondo a piedi poteva diventare realtà. Se è possibile, vale la pena provarci. E così è iniziato il suo incredibile viaggio. Noi lo abbiamo intervistato per conoscere meglio la sua avventura.
Un viaggio straordinario
Nicolò è partito dalla sua casa a Malo, in provincia di Vicenza, il 9 agosto 2020. La sua prima tappa lo ha portato a Genova, da dove ha proseguito lungo la costa meridionale della Francia, fino al confine con la Spagna. Da lì, ha percorso il Cammino di Santiago e la Via de la Plata fino a Huelva, da dove si è imbarcato per le Canarie. Da Las Palmas ha attraversato l’oceano atlantico in catamarano ed è approdato a Panama.
Qui ha attraversato lo stretto a piedi, congiungendo idealmente i due oceani Atlantico e Pacifico.
È poi ripartito da Quito, in Ecuador, e in due anni e 12.000km è giunto fino all’estremo sud della Patagonia, Ushuaia in Argentina. Finita la terra sotto ai piedi si è diretto in Australia, dove ha attraversato il suo deserto in sei mesi, da Sydney a Darwin. Allo scoccare del quarto anno di cammino è cominciato il periplo asiatico: l’India da Calcutta a Mumbai, la penisola araba dall’Oman verso l’Iraq, infine il Medioriente con Iran, Armenia, Georgia e Turchia, dove si trova in questo momento.
Il prossimo anno, l’ultimo, lo vedrà tornare in Europa e chiudere il giro. Rientro previsto per settembre 2025
Chi è Nicolò Guarrera e cosa faceva prima di partire per questo viaggio?
Sono originario della provincia di Vicenza e attualmente mi definisco un viandante. Prima di intraprendere questo cammino lavoravo a Milano in un’azienda del settore FMCG, occupandomi del marketing della categoria cioccolato. Era un ottimo lavoro, con colleghi brillanti e capaci. Ho deciso di lasciare non perché fossi insoddisfatto, ma perché avevo un sogno che mi spingeva a partire.
Come ti sostieni economicamente? Quanto pensi costerà questo progetto alla fine?
Sono partito con i miei risparmi e lungo il percorso ho ricevuto diverse donazioni, molte delle quali inaspettate, oltre al sostegno di alcuni sponsor. Il vero costo di questo progetto è rappresentato dalle esperienze a cui sto rinunciando, come gli eventi importanti nella vita dei miei amici. Quando tornerò, dovrò affrontare il conto, che temo possa essere piuttosto difficile da accettare.
Perché hai deciso di intraprendere questo viaggio?
Ci sono diversi motivi. Fin da bambino sognavo di scrivere un libro e, attraverso questo cammino, sto raccogliendo materiale per realizzarlo. Inoltre, volevo scoprire la bellezza del mondo a un ritmo umano, lento, che ti permette di apprezzare le sfumature e le diversità che rendono la vita così ricca.
Quali sono stati i momenti più difficili del viaggio?
Senza dubbio, attraversare l’Oceano Atlantico in barca a vela è stata una delle sfide più dure. Non ero affatto preparato e abbiamo avuto una settimana di bonaccia che ha scombinato la rotta. Un altro momento difficile è stato attraversare il deserto australiano: un’immensità quasi schiacciante. Ci sono voluti mesi per superarlo, e il senso di isolamento è stato totale.
Hai mai pensato di abbandonare?
Mai.
Quando pensi di concludere il viaggio?
Prevedo che il viaggio terminerà a settembre 2025.
E poi cosa farai?
Il mio obiettivo è scrivere un libro e raccontare questa esperienza come desidero. Mi piacerebbe anche condividere la mia storia nelle scuole o nelle aziende, sperando di ispirare gli altri attraverso il racconto delle mie avventure.
Cosa ti manca di più di casa tua?
Le sensazioni di familiarità che rimandano a un passato piacevole. L’odore della crema solare spalmata da mia madre mentre siamo in riva al mare, o stendere le gambe sul divano di casa, sentendomi al sicuro. Mi manca salire le scale per andare a trovare mia nonna e annunciarle il mio arrivo con un fischio, sapendo che risponderà sempre nello stesso modo.
Come hanno reagito i tuoi familiari e amici quando hanno saputo del tuo progetto?
All’inizio c’è stato un attimo di stupore, soprattutto da parte dei miei genitori. Ma alla fine, tutti hanno accolto la mia decisione in modo positivo e mi hanno dato il loro pieno supporto. Mi considero davvero fortunato ad avere una famiglia con una mentalità così aperta.
Come si svolgono le tue giornate durante il viaggio?
Le mie giornate sono abbastanza semplici. Mi sveglio all’alba, faccio colazione e smonto il campo, se sto dormendo in tenda. Cammino per 8 o 9 ore, a seconda della tappa, delle condizioni meteorologiche e di come mi sento. Faccio delle pause per mangiare e stirare i muscoli. A volte il cammino diventa quasi meditativo. Nonostante la ripetitività, ogni giornata è diversa e riesco a non annoiarmi mai.
Qual è stato il posto più strano in cui hai camminato?
Se per strano intendiamo insolito, direi che alcune parti del deserto australiano, soprattutto la zona centrale, sono state le più particolari.
Quanti chilometri hai percorso finora e quanti pensi di percorrerne in totale?
Ho già percorso 28.000 chilometri e credo ne restino circa 5.000 per concludere il viaggio.
Hai incontrato persone particolari durante il tuo viaggio?
Sì, ho incontrato moltissime persone interessanti. Un aneddoto curioso riguarda un ragazzo polacco che ho incontrato in Spagna. Era convinto di parlare con Dio e lo faceva con una sicurezza assoluta. Siamo andati a bere una birra insieme e, al momento di pagare, mi ha detto che non portava mai con sé soldi, come se fosse la cosa più normale del mondo. Ho conosciuto anche biologi e biologhe che mi hanno insegnato moltissimo sulla vita animale e vegetale. Infine, in India ho incontrato molte persone bizzarre, ma solo perché il loro modo di pensare e comportarsi è diverso dal nostro. È stata una vera lezione di diversità culturale.
L’intero viaggio di Nicolò, ricco di sfide e scoperte, è raccontato sul suo sito web: www.pieroad.it, dove documenta le sue avventure e il suo straordinario cammino.