Non soltanto ripetute e fondo medio. Dobbiamo imparare a curare anche gli altri dettagli che costruiscono la totalità di una prestazione: il riscaldamento e il defaticamento, lo stretching, il sonno e l’alimentazione.
Se per il podista dilettante l’impegno si esaurisce nell’ambito della seduta, l’atleta professionista dedica più energie e più attenzione anche ai dettagli, che i ricercatori inglesi chiamano marginal gain.
La fase di riscaldamento è in molti casi insufficiente: dura la metà di quanto sarebbe fisiologicamente necessario, in primis per sollecitare il cuore a ottimizzare la propria efficienza di pompa sanguigna. È inoltre incompleta, perché manca di elementi tecnici necessari per preparare l’apparato muscolare e scheletrico per una buona resa.
Per quanto riguarda la ginnastica di allungamento, spesso viene trascurata per un’insufficiente disponibilità di tempo, pur riconoscendo l’efficacia di questa attività.
Anche i benefici del defaticamento sono sottostimati, trattandosi di un’attività che non evidenzia i benefici immediati, come lo smaltimento dell’acido lattico accumulato nelle fibre muscolari.
Un aspetto curioso e che rappresenta una sorta di paradosso è il rilevante contrasto tra il peso corporeo effettivo e la cura riservata all’alimentazione e all’integrazione sportiva: un buon numero di podisti ha infatti evidenziato un sovrappeso significativo, tale da condizionare il rendimento per oltre il 10%.
Infine, anche la qualità del sonno è un elemento importante per il recupero fisico e mentale, non solo per gli sportivi ma anche per soggetti più sedentari.
Se da un lato è vero che la cura dei dettagli incide solo del 2-3% sulla totalità della prestazione, che quindi risulta essenziale soprattutto per chi pratica sport al massimo livello, dall’altro i marginal gain non sono semplici dettagli, ma possono apportare un contributo significativo anche per agli atleti con un potenziale basso, come gli ormai famosi “podisti refrattari”.