Indubbiamente domenica scorsa, dopo aver appreso il risultato della maratona di Chicago, c’era da rimanere allibiti. Increduli davanti al meno 2 ore 10, esattamente 2h09’56” mai raggiunto nella storia da una rappresentante del gentil sesso.
Il giorno successivo (lunedì) osservando alcuni quotidiani si sono potute leggere frasi come: “varcate le colonne d’Ercole”, “un salto nel futuro”, “storica maratona”, “soffia il turbine di Ruth Chepngetich” e via dicendo. Argomento che è stato abbastanza sviscerato anche su quotidiani non sportivi.
Martedì sulle colonne della rosea di Milano, ovvero “La Gazzetta dello Sport” Orlando Pizzolato, sollecitato sulla questione ha espresso la sua opinione. In primo luogo, ha ammesso candidamente di non essere preparato mentalmente ad un simile risultato. Il miglioramento di due minuti portando il record a 2h09’56” non va di certo ricercato unicamente nelle “supershoes” le calzature che sono oggetto del desiderio di molti, ma anche spiegazioni tecniche e fisiologiche.
Sempre secondo il collaboratore principe della nostra testata, nonché ex Direttore Responsabile, con due maratone di New York all’attivo e un argento agli Europei di Stoccarda (dietro a Gelindo Bordin), la vincitrice potrebbe avere:
1) una predisposizione ormonale;
2) grande efficienza del metabolismo lipidico;
3) alta capacità di ossigeno nei muscoli per effetto di una meccanica di corsa economica;
4) alta resistenza mentale alla fatica;
5) la possibilità che consente di praticare alle donne l’atletica
Ovviamente ho sintetizzato molto il concetto espresso da Orlando.
Andando a leggere con la lente d’ingrandimento i passaggi della maratona da parte della keniana, si rileva un parziale di 1h04’16”. Nel fine settimana leggendo risultati sulla mezza maratona, ci si accorge che Ruth avrebbe vinto tutte le sei “mezze” corse nella nostra penisola.
Troppo facile? D’accordo. Però la keniana ha dovuto poi percorrere altri 21km e rotti per finire. Quaranta anni fa, o giù di lì, le donne iniziavano a provare la maratona, oggi sono arrivate talmente vicino agli uomini che solo nove del sesso forte hanno fatto meglio di Ruth.
Poi c’è l’altra faccia della medaglia. Posizionandoci sui “social” c’è chi ha pensato quasi subito ad uso di doping, oppure che gli stivali delle sette leghe (le scarpe) facciano ormai troppi miracoli, ancora qualcuno ha chiesto di rimisurare il tracciato. Le voci come sempre tante e contrastanti. Ne prendiamo atto. La storia di certo non finisce qui. La stagione delle maratone è appena iniziata. Ne vedremo delle belle.
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Al nuovo record del mondo siglato da Ruth Chepnegetich abbiamo dedicato una puntata del Running Talk sulla Correre TV con ospite Giorgio Rondelli.
La puoi rivedere qui: