Il futuro della maratona ai tempi delle supershoes

S’archivia la maratona di New York con un successo che torna in Europa dal 1996 (vittoria di Giacomo Leone). Sul traguardo di Central Park, dopo 28 anni dall’ultima vittoria azzurra per primo si è piazzato Abdi Nageeye, olandese, già secondo in quel di Tokyo (Olimpiadi) dietro a Eliud Kipchoge.

Il giorno successivo, ovvero lunedì 4 novembre, le aziende produttrici di scarpe di sono incontrate con i vertici della World Athletics. Tema dell’incontro, l’ormai famoso uso delle supershoes che stanno letteralmente sconvolgendo, non solo da ora, tutto il mondo delle maratone e delle corse su strada. Calzature che, grazie alla fibra di carbonio inserita nell’intersuola, garantiscono miglioramenti incredibili. Tanto per intenderci il muro delle 2 ore e 10 minuti tra le donne è già stato abbattuto, ora il prossimo traguardo che si ritiene ormai prossimo sono le 2 ore in campo maschile. Un tempo abbattere questi “muri” era una sorta di Mission Impossible, adesso pare tutto molto più semplice.

Ci sono scarpe che vengono usate dai maratoneti, si parla di “top runner”, termine sempre più in uso per identificare gli atleti più validi, una sola volta. Una maratona e si buttano, per la felicità delle aziende produttrici. Sotto osservazione la celeberrima zeppa tecnologica che non potrebbe essere più alta di 4 centimetri. A New York la discussione, poi il Consiglio Federale e le eventuali decisioni a dicembre a Sydney e la cui maratona diventa la settima prova delle Major. Della eventuale diatriba tra le aziende produttrici e la World Athletic, nulla è dato a sapere, sperando che non finisca come i cosiddetti “costumoni” nel nuoto, banditi sotto ogni latitudine. Chissà magari c’è chi spera di tonare al “these boots are made for walking“. Canzone in voga negli anni Sessanta cantata da Nancy Sinatra, figlia del grande Frank. Traduzione: scarpe solo per correre o camminare e non volare.

Intanto dalle nostre lande, abbiamo interpellato il responsabile del mezzofondo e fondo e pertanto anche della maratona Chicco Leporati sullo stato dell’arte della prova sui fatidici km 42,195, dopo le non eccelse prove di Parigi. Il tecnico spezzino ha chiaramente ammesso che si punterà a riportare ai livelli che merita Yeman Crippa, tra i primi 10-15 al mondo. In questo periodo Yeman si trova Iten in Kenya per preparare la prossima stagione.
Altro atleta da recuperare Eyob Faniel, mentre l’eventuale nome per la maratona azzurra potrebbe essere Pietro Riva, già secondo, nella mezza maratona europea di Roma, nonché vincitore della mezza che assegnava il titolo italiano lo scorso week end a Civitanova Marche.

Restando tra le mura di casa, il 14 novembre Consiglio Federale. Si parlerà di tutto anche di rinnovi e tagli di teste. “L’aria è pesante” scrive La Gazzetta dello Sport”.

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