Più la distanza di gara è lunga, più le verifiche diventano indispensabili. Nel caso dell’ultra maratona per eccellenza, la 100 km, lo strumento principe per verificare la propria condizione sono i “lunghi” dai 50 ai 60 km, che mettono alla prova il nostro organismo e ci possono dare un’indicazione di come probabilmente si comporterà a livello intestinale, muscolare e mentale il giorno clou.
Il mio consiglio è di collocare la verifica a circa un mese dalla gara, possibilmente facendo coincidere il “lungo” con un’altra competizione, per evitare di correre per così tanto tempo da soli. All’interno di una manifestazione ben organizzata, disporremo inoltre di due elementi per noi importanti: i punti di rifornimento, che ci permettono di ridurre al minimo gli integratori da portarci dietro, e la sicurezza di non trovarci a tu per tu con un’automobile o un camion.
Per l’ultramaratoneta di medio/alto livello è utile inserire in programma un secondo lungo da 60 km a due settimane dalla gara. Per “medio/alto livello” intendo i corridori che riescono a completare una gara di 100 km al massimo in 9 ore (11 per le donne) oppure 9:30’ (11:30’-12 per le donne) se si tratta della Firenze-Faenza con la sua impegnativa altimetria.
Per gli ultramaratoneti che hanno già deciso di partecipare alla mitica 100 km Firenze-Faenza, meglio conosciuta come “la cento del Passatore” (in programma da sabato 27 a domenica 28 maggio), esiste una gara-test particolarmente adatta: la “50 km di Romagna”, organizzata a Castelbolognese (RA) nella giornata del 25 aprile. Questa gara è soprannominata “il piccolo Passatore”, perché presenta un’altimetria che ricorda la gara maggiore, con il ripetuto alternarsi di salite e discese, che ci permette di capire quanta forza abbiamo nelle gambe. La verifica va completata con una decina di chilometri, da correre in parte prima, come una sorta di riscaldamento allungato, e in parte dopo, come defaticamento.
La verifica non serve solo a toccare con mano che siamo capaci di correre per così tanti chilometri; dovremo capire soprattutto se l’alimentazione in gara è adeguata, se ci crea problemi intestinali, se mentalmente reggiamo lo stress della corsa che si protrae per molte ore, se la fatica che sentiamo nelle gambe in salita e in discesa è tollerabile oppure no. Per come lo interpreto io, nella preparazione dell’ultramaratona il “lungo” è soprattutto una simulazione delle condizioni fisiche e mentali in cui ci troveremo nel corso della gara. Quello che è importante è acquisire consapevolezza.
Nota: Questo testo contiene una sintesi del servizio “Tempo di verifiche”, di Giorgio Calcaterra, pubblicato su Correre n. 389, marzo 2017, alle pagine 59-60.