Pronto Orlando, cosa sta facendo?
“Sto preparando i bagagli, parto per New York. Domenica c’è la maratona.”
Beh, non è una novità.
“Certo, sono almeno 40 anni che ci vado. Dopo i miei due successi nell’84 e ’85 penso di essere mancato solo due volte, l’anno in cui vinsi a Venezia e in un’altra occasione. Ormai per me è una consuetudine.”
Allora niente numero 100 come pettorale.
“Bei ricordi. Tipo il grande caldo patito. Allora la maratona si disputava l’ultima domenica di ottobre, gli organizzatori decisero di posticiparla di una settimana, poiché da quelle lande a volte fa troppo caldo. “Indian summer” viene chiamato quel periodo. Anche quel giorno, lo ricordano tutti, il termometro segnava 26 gradi Celsius, per i “nuiorchesi” 78 (fahrenheit)”.
Arrivò da sconosciuto, nemmeno la Gazzetta dello Sport non solo non la prendeva in considerazione, ma non la conosceva. Ritenevano fosse “Giuspin Gerbi” il più accreditato, visto che era campione italiano di maratona. Poi quel cognome così difficile da pronunciare per uno yankee.
“Infatti, il Pizzowhat, nacque proprio in quell’occasione. Mi ha portato fortuna”.
Come pensava di piazzarsi?
“Entro i primi 10. Con Gianni Demadonna con il quale avevo diviso la camera, avevamo osservato con interesse i premi, escludendo le prime posizioni andavano dai 2 ai 3 mila dollari. Sono “tornato” con una Mercedes. A New York arrivavo con la delusione di non aver partecipato ai Giochi Olimpici di Los Angeles, nonostante il 28’10” nei 10 mila, inconsciamente cercavo una rivincita”.
Si fermò molte volte lungo il tracciato, per il caldo e la stanchezza.
“Sapevo di essere in vantaggio, ad ogni miglio mi regalavo uno stop, un ristoro e ripartivo. Dietro mi dissero che il secondo fosse ormai a 9”.
Alla fine, vinsi con 44” di vantaggio in 2h14’53”. Di quanto le è cambiata la vita in una scala di valori da uno a dieci?
“Undici. Pensate solo che sono stato invitato due volte al “Costanzo show” trasmissione serale quotidiana di Mediaset, Pippo Baudo mi volle ospite a “Fantastico” la trasmissione più importante della Rai del sabato sera, Enrica Bonaccorti al suo programma “Pronto chi gioca?”. Dopo la vittoria tornai in Italia dopo due giorni. L’allora presidente della Fidal Primo Nebiolo allestì immediatamente dei momenti (conferenze) da dedicarmi. Tornai poi negli Usa dopo qualche tempo, ospite di programmi radiofonici e televisivi. Allora la figura del manager non esisteva, in Italia mi concordavo per le gare con il mio tecnico Giampaolo Lenzi negli States ci pensava una ragazza a gestire i miei impegni.
Ancora adesso la ricordano come il vincitore di New York. Tra l’altro due volte.
“Ne vado fiero. Sono stato da esempio per moltissimi runners che hanno iniziato a correre dopo la mia vittoria, sognando un giorno di partecipare alla New York City Marathon. Spero di poter continuare a fare attraversare l’oceano ai molti amici che vogliono correre la maratona della Big Apple. È un’esperienza unica che non ha eguali”.