Cuore, polmoni, fegato, ma anche muscoli e tendini. E piedi, ginocchia, anche, schiena. Quando si leggono le spiegazioni degli esperti che sanno rendere prezioso Correre, quando cominciamo ad avere chiaro come tutto funzioni, viene da chiedersi quale sia l’organo o l’apparato più importante ai fini della corsa. Quale, tra tutti, ne tragga più beneficio, quale invece sia maggiormente chiamato a sacrificarsi e a mettere a repentaglio la propria integrità.
Ma in questo elenco di componenti del corpo umano manca probabilmente il protagonista principale della sfida che porta una donna o un uomo ad attraversare l’inverno conservando intatta la propria dimensione di runner: il cervello. Il ruolo della mente percorre le pagine di Correre di dicembre proponendosi come sottile ma robusto filo conduttore di tutto il numero. Se leggiamo il contributo tecnico di Pizzolato, ad esempio, scopriamo che occorre affrontare allenamenti di alta qualità per contrastare l’invecchiamento: si tratta di quei lavori che ci impegnano al 90% delle nostre possibilità e che una mente non forte si rifiuterebbe di affrontare. Ma una mente forte è requisito fondamentale anche per la corsa a digiuno o per riemergere dalla crisi da superallenamento, due temi affrontati in questo numero da Luca Speciani.
Più in generale, è la mente che ogni giorno ci permette di vincere la sfida con il freddo, che è soprattutto una sfida alla nostra pigrizia. A questo argomento è dedicato l’intervento di Pietro Trabucchi, che precisa: “il freddo è in parte uno stato psicologico. La stessa percezione delle temperature rigide è influenzata dai nostri atteggiamenti. Noi siamo stati educati a reagire in maniera automatica alla parola freddo, evitandolo completamente. Il fine dietro a questo atteggiamento non è più il sopravvivere, bensì lo sfuggire totalmente all’esperienza. La nostra cultura è permeata dall’imperativo di sottrarsi del tutto a qualsiasi stato di disagio: il freddo non fa eccezione”. Il disagio, invece, è il pane quotidiano del vero corridore: è disagio il correre a digiuno, o forte o a lungo, un disagio che restituisce, però, monete di autostima e benessere che migliora l’umore, migliorando così le relazioni, che colorano la vita quotidiana.
Ricorda ancora Trabucchi: “Non tutte le specie devono andare in letargo per sopravvivere all’inverno. Lupi e alci, ad esempio, non ci vanno. Anche gli esseri umani non rientrano tra le categorie sorteggiate per l’ibernazione. Quindi rassegnatevi: anche in pieno inverno vi tocca mantenere fede al vostro stile di vita. Dunque si corre”.