Il 2 ottobre di trent’anni fa Gelindo Bordin vinceva la maratona olimpica di Seoul, coronando un desiderio per il quale aveva lavorato duro e che inseguiva da tempo.
«Di quel giorno ricordo due momenti – ricorda Bordin nell’intervista concessa per Correre a Giorgio Barberis –: il primo quando raggiunsi Saleh, che a 4 km dal traguardo aveva attaccato insieme a Wakihuri. Li lasciai andare perché il ritmo era impossibile. Pensai che sarei arrivato terzo come l’anno prima ai Mondiali di Roma. Invece…»
«I ricordi sono legati a cose oggi irraggiungibili e irripetibili e che per questo cerco di vivere con il giusto distacco – dichiara poco dopo il campione olimpico. La medaglia è in banca in una cassetta di sicurezza e non la vedo da tempo. Certo, ci sono momenti in cui le vecchie emozioni tornano a galla, forse il 2 ottobre ripenserò a quel giorno del 1988, ma non è detto… »
Una lunga chiacchierata, quella che proponiamo su Correre di agosto, che comincia con l’inevitabile tuffo nel passato, ma che poi prosegue con una sincera riflessione sulla sua vita e sulla sua carriera. Dentro e fuori lo sport.
Questa è la seconda puntata della nostra mini-serie “Correva nell’anno”, pensata per ricordare episodi importanti della corsa italiana, episodi di cui in questo 2018 ricorre un anniversario decennale. Dopo il quarantesimo anniversario del titolo europeo di Venanzio Ortis (Praga, 1978), ecco il trentesimo dell’oro olimpico di Gelindo.
Nota: Questo testo fa riferimento al servizio “Parentesi dorata”, di Giorgio Barberis, pubblicato su Correre n. 406, agosto 2018 (in edicola a inizio agosto), alle pagine 88-91.