Le analisi a bocce ferme a volte possono essere impietose. Dopo aver visto un anno più che buono atleticamente parlando – leggi Europei indoor di Istanbul, Coppa Europa per Nazioni a Chorzov in Polonia e i Mondiali di Budapest lo scorso agosto – il tonfo di Bruxelles è abbastanza “rumoroso” poiché non atteso, in una specialità che ha però perso consensi e protagonisti col passare degli anni: la corsa campestre.
E pensare che come scrisse qualcuno: “il cross è il latino della corsa”. Chi non mangia fango d’inverno, d’estate…
Ora però tutto è cambiato. La corsa che attraversa i campi anticipa di molto la sua stagione, parte da inizio novembre e a febbraio tutto è già concluso. Quest’anno avrebbe dovuto chiudere i battenti all’inizio di febbraio con il Mondiale croato, ma Medullin (Pola), sede della gara, ha alzato bandiera bianca: il tutto si svolgerà a Belgrado (Serbia) il 30 marzo. Già da adesso nello staff tecnico azzurro non si sente parlare di partecipazione alla gara iridata. Speriamo di sbagliarci. Tutto ciò per dire dalla capitale del Belgio si è ritornati con una sola medaglia, quella d’argento splendente di Nadia Battocletti all’esordio nella categoria seniores. Seconda solo dietro a quel caterpillar di Karoline Grodval, norvegese, che incassa il terzo successo consecutivo tra i prati.
Delusione specie per la gara assoluta maschile, dove Yeman Crippa a disagio su un terreno così fangoso è letteralmente sparito dalla lotta per i primi posti. Onestissima la prova di Luca Alfieri mentre sono affondati i vari Aouani, Selvarolo e Quazzola con Bouih che ha guadagnato la via degli spogliatoi anzitempo.
Cross = freddo, fango, fatica
E qui occorre fare un’analisi velocissima. La corsa campestre ha nel suo DNA le famose tre effe: freddo, fango e fatica. Tre elementi che non sono di certo mancati al Parco Van Lanken di Bruxelles. Anzi, il fango c’era e attanagliava le caviglie, gli atleti affondavano nella poltiglia, insomma c’era da soffrire. il giorno successivo l’ex azzurro Gabriele De Nard, uno degli ultimi mohicani della specialità, non ha perso l’occasione di “strigliare” gli azzurri che hanno ammesso come fosse difficile trovare gli appoggi, cercare di non cadere. “Ieri non esistevano solette strane o altre cose. Solo forza e tecnica nel saper correre nel fango”. Queste le considerazioni del bellunese su facebook.
La spedizione azzurra, forte di 42 elementi (21 uomini e altrettante donne) è stata capace di piazzare solo tre atleti nella classifica individuale nei primi 20: Nadia Battocletti seconda tra le seniores, Francesco Ropelato 12º negli under 20 e Yeman Crippa 13º nei seniores. Onestamente molto poco. Ci si i attendeva una medaglia dalla staffetta mista, niente da fare, il quarto posto non è stato un risultato soddisfacente, specie dopo l’oro dello scorso anno a Venaria Reale. I cosiddetti “miler”, vedi Pietro Arese che amano le piste, su questi terreni di certo non possono eccellere così come gli altri componenti del quartetto.
L’Italia torna a casa con un misero undicesimo posto a squadre. Trionfa, come spesso è accaduto, la Gran Bretagna con 7 ori, 1 argento e 3 bronzi, davanti alla rinata Francia: 2 ori, 3 argenti e 1 bronzo.