Le emozioni della maratona olimpica, rivissute a 15 anni di distanza. Con gli amici top runner di allora e la famiglia al completo dei due figli che all’epoca ancora non erano nati. Stefano Baldini ha affrontato di nuovo il tracciato della vittoria di Atene 2004 e ci ha raccontato com’è andata.
Quest’anno c’era anche Stefano Baldini al via della maratona di Atene, che utilizza lo stesso tracciato della gara dei Giochi olimpici 2004, con partenza da Maratona e arrivo nell’antico stadio Panathinaikos, che ospitò la prima edizione dei Giochi olimpici moderni.
Un’idea di Igor Cassina
«A rifare quella maratona non ci avevo mai pensato» racconta il campione olimpico del 2004 nell’intervista curata da Francesca Grana. «Un po’ perché non mi piacciono gli anniversari; un po’ perché oggi non partecipo più alle gare, se non per iniziative di beneficenza, occasioni particolari come l’addio all’agonismo di qualche amico o progetti lavorativi. L’idea di correrla è stata di Igor Cassina, oro nella ginnastica artistica ad Atene 2004, che ha provato a convincere un gruppetto di campioni olimpici a tornare nella “nostra” città con la scusa della maratona. All’inizio erano tutti entusiasti… ma, quando poi si sono resi conto di cosa voglia dire preparare una 42 km e incastrare gli allenamenti nei vari impegni lavorativi, siamo rimasti solo noi due!».
La preparazione di Baldini, con quindici anni in più
Baldini parla poi di «Una preparazione piuttosto tortuosa per via di un’infiammazione al tendine d’Achille».
«Nell’ultimo mese, però, sono riuscito ad allenarmi discretamente, correndo una ventina di volte su 30 giorni disponibili e inserendo anche un paio di uscite lunghe: 25 km il 21 ottobre e 30 una settimana dopo».
«In quel periodo sarò arrivato a un totale di 300 km, che di per sé sarebbe un eccesso da evitare e che, in effetti, se non si fosse trattato proprio della maratona di Atene mi sarei risparmiato».
Nell’intervista trovano poi spazio le emozioni (più potenti del previsto: «Per fortuna, al traguardo c’era un po’ di pioggia a mischiarsi con la commozione»), le giornate passate con gli amici top runner di un tempo (Giacomo Leone, Giovanni Ruggiero e Ottavio Andriani), la cronaca dettagliata della sua corsa e i consigli per i podisti che, come lui, «Inevitabilmente stanno invecchiando».
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi dell’intervista intitolata “Sono venuto a vedere l’effetto che fa”, di Francesca Grana, pubblicato su Correre n. 422, dicembre 2019 (in edicola a inizio mese), alle pagine 75-77.