Giovani emigranti degli sport minori, che l’atletica italiana non ha saputo lusingare. Giovani studenti immatricolati nei college a stelle e strisce, per meglio abbinare la carriera accademica a quella sportiva. A distanza di 2 anni dal nostro primo dossier intitolato “Sedotti e… tesserati”, aggiorniamo il censimento dei talenti volati negli Stati Uniti.
Ma quanto incidono gli studenti stranieri nel sistema accademico statunitense? Secondo il rapporto Open Doors dell’Institute of International Education, nell’anno accademico 2015/2016 gli stranieri immatricolati nei college e nelle università americane sono stati 1.043.839, +7,1% rispetto all’annata precedente e il decimo anno consecutivo di trend positivo. Gli studenti stranieri rappresentano oggi il 5,2% degli oltre 20 milioni di iscritti al ciclo di formazione superiore, percentuale che sale al 37% se si considerano tutti i livelli di istruzione.
Lo Stato con la concentrazione più alta è la California, che nel 2015/16 ne ha ospitati quasi 150.000 (+10,5% rispetto al biennio precedente), mentre l’ateneo più gettonato si riconferma la New York University (15.543 stranieri).
La crescita costante del numero di studenti stranieri nel ciclo dell’istruzione superiore ha un impatto positivo sull’economia statunitense: 32,8 miliardi di dollari per l’anno accademico 2015/2016, riporta il Department of Commerce. Nel 2015 i posti di lavoro creati o supportati dall’inserimento degli studenti stranieri sono stati oltre 400.000. Il tutto a fronte di costi decisamente contenuti: solo il 17% è a carico dei college o delle università americane.
Il sistema delle borse di studio premia quegli atleti che si contraddistinguono per i loro risultati sportivi, permettendo loro di frequentare college altrimenti decisamente proibitivi.
«Senza borsa di studio le università americane avrebbero un costo inaccessibile per la maggior parte di noi italiani: La Salle University mi costerebbe più di 50.000 dollari all’anno» commenta il mezzofondista Dylan Titon, da La Salle University di Philadelphia.
«Il sistema dei college mi convince di più rispetto a quello dei gruppi sportivi militari, che si concentrano sui singoli invece che pensare al movimento. Le borse di studio non sono solo per top runner, ma anche per atleti di medio livello a cui viene concessa una chance magnifica. Non c’è da stupirsi se in tanti in Italia mollano l’atletica» si sfoga l’ottocentista Stefano Migliorati, alla East Carolina University di Greenville.
La risposta italiana a questa fuga di talenti? A fine marzo è stato presentato il programma AllenaMente, un sostegno per studenti-atleti della categoria Under 23 non appartenenti a gruppi sportivi militari e parallelamente iscritti a un’università pubblica, che nel 2017 abbiano vestito la maglia azzurra. Entità dell’assegno? Addirittura 500 euro…
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi dello speciale “Notizie dalla famiglia”, di Francesca Grana, pubblicato su Correre n. 391, maggio 2017 (in edicola da sabato 22 aprile), alle pagine 90-99.