Da giovedì 10 a lunedì 14 settembre, ecco cosa accadde negli stessi giorni che stiamo vivendo, compresa la maratona che fece entrare nella leggenda Abebe Bikila.
Alcuni risultati stellari e una leggenda, quella che prende forma il 10 settembre 1960, una data indelebile nella memoria degli appassionati di atletica e di maratona: sulle strade di Roma, in occasione dell’Olimpiade, è un africano, Abebe Bikila, a vincere la gara più suggestiva, che conclude la rassegna a cinque cerchi. L’Italia della rinascita economica nel Dopoguerra scopre lo sport e scopre l’Africa che corre, e che vince con l’arrivo indimenticabile sotto l’arco di Costantino, in una sorta di rivincita morale nei confronti dell’Impero.
10 settembre 1960 – L’Atletica scopre l’Africa, che assume le fattezze indimenticabili dell’etiope Abebe Bikila, che corre scalzo. Questo perché le calzature che usava erano logore, e a Roma, i giorni precedenti la gara, non ne trovò un paio adeguato. Abebe era un soldato della Guardia Nazionale, le cui qualità vennero svelate da un allenatore finlandese, Onni Niskanen. Dopo migliaia di chilometri in quota, si presentò al via della maratona olimpica di Roma alle 17.30 di una serata calda, in piazza del Campidoglio, tirato a lucido. Ma non fra i favoriti. La situazione tattica, dopo un alternarsi di diversi maratoneti al comando, si delinea in coincidenza con il Raccordo Anulare, quando Bikila e il marocchino Rhadi allungano decisamente, mettendo in crisi il russo Popov, l’inglese Keily, il neozelandese Magee e il belga Vandendriessche. Al trentesimo chilometro il duo africano Bikila-Rhadi ha due minuti di vantaggio su Magee e Popov. Negli ultimi, indimenticabili chilometri, Bikila si fa strada, guadagna circa cento metri su Rhadi e trionfa sotto l’arco di Costantino in 2:15’16”, nuova migliore prestazione mondiale. L’Africa entra nel mito. Secondo è il marocchino Rhadi Ben Abdesselem, 2:15’41”, terzo il neozelandese Barrington Magee, 2:17’18”.
11 settembre 2005 – Un keniano semisconosciuto e appena diciottenne, Samuel Wanjiru (nella foto), qualche settimana dopo avere stabilito la migliore prestazione stagionale sui 10.000 m a Bruxelles, si ripete a Rotterdam, questa volta sulla distanza della mezza maratona. Arriva la migliore prestazione mondiale under 20 con uno scintillante 59’16”, che stordisce il pur fortissimo Patrick Ivuti, secondo in 59’47”. Dopo tre anni il povero mezzofondista, poi morto in condizioni tragiche (omicidio? suicidio?) diventerà campione olimpico di maratona a Pechino.
12 settembre 2004 – A Berlino (GER) si celebra la finale della serie di Golden League con un meeting ricco di risultati. Nei 5.000 M il keniano Augustin Choge realizza la migliore prestazione juniores al time con 12’57”01 davanti al coetaneo Mulugeta Wondimu, che chiude in un pregevole 12’57”05. Terzo Mushir Salim Jawher del Bahrein in 13’00”40. Nei 1.500 m bel duello fra la russa Tomashova, che batte di soli otto centesimi l’inglese Kelly Holmes (4’04”41 contro 4’04”49).
13 settembre 2003 – Il Principato di Monaco ospita le finali di World Athletics. L’acuto viene da una delle più grandi gare sui 3.000 siepi mai viste: il qatariano Shaeen si supera vincendo in 7’57”38, record asiatico. Il grande crono scaturisce dal confronto con il keniano Paul Koech, secondo in 7’57”42. Terzo è Ezekiel Kemboi in 8’11”79. Tattici i 5.000, anche se a vincere è Eliud Kipchoge, ancora diciottenne, in un tranquillo (per lui) 13’23”34. Nella stessa prova, ma al femminile, la turca Evan Abeylegesse fa valere lo sprint in 14’56”25 davanti all’etiope Derartu Tulu (14’56”93) e alla junior Tirunesh Dibaba (14’57”87).
14 settembre 2003 – Nel curriculum favoloso di Paula Radcliffe arriva anche, in una domenica a Hyde Park, nel centro di Londra, la migliore prestazione mondiale dei 5 km su strada: 14’51” davanti all’etiope Derartu Tulu (15’20”) e all’irlandese Sonia O’Sullivan. (15’24”).