Non sempre i miracoli riescono. Non fa nulla. Il quartetto della 4×400 italiano stampa ancora il primato italiano, ma non l’agognata medaglia (così aveva ammesso ai microfoni Rai Vladimir Aceti) ieri.
Non muta nella composizione il quartetto azzurro, cambia posizione Davide Re, scala dall’ultima alla prima frazione al suo posto Alessandro Sibilio che in semifinale era stato impiegato in prima. Frazioni tutt’altro che da buttare quella del capitano, che ha ceduto il testimone al fighter Aceti che ha corso con forza il suo giro di pista non riuscendo però a modificare la posizione di rincalzo tra la settima e l’ottava piazza. Toccava a Edoardo Scotti, cercare di fare ciò che a lui riesce meglio: la rimonta in dirittura d’arrivo. Scotti stava superando all’interno due avversari, a quel momento si è accorto che Alessandro Sibilio, pronto al cambio, era abbastanza lontano (ottavo) pertanto aveva a fianco le altre nazioni e non poteva scalare sino alla corda. Scotti con il testimone a guisa di lancia, incitava Sibilio a spostarsi. L’azzurro era quasi costretto a fermarsi per passare il testimone all’ultimo ad Alessandro. Questo inconveniente non ha permesso all’Italia di battersi magari per un quinto posto, si è accontentata della settima piazza e del nuovo primato italiano, con 2’58”81, nel computo finale almeno mezzo secondo se n’è andato.
Hanno vinto gli USA con 2’55”70, davanti ai Paesi Bassi 2’57”18. Inutile dire che gli azzurri erano abbastanza amareggiati per il risultato.
Due le gare di mezzofondo da seguire con particolare interesse: i 10 mila donne e i 1500 uomini. Partiamo dalla seconda. Pronti. Via e dopo pochi metri Jacob della famiglia Ingebrigtsen prende il largo, il keniano Cheruyiot risponde: “vuoi la guerra e guerra sia”. Il keniano davanti il norvegese dietro, sino all’ultima curva dove, il più giovane della casata “norge” mostra tutto il suo valore, stampando un tempo 3’28”32 da meeting della Diamond League e non da finale olimpica, dove l’importante è vincere e non il risultato cronometrico finale. C’era chi sosteneva che Jacob avrebbe dovuto correre anche i 5000, molto probabilmente sarebbe almeno salito sul podio, bella però una medaglia d’oro nei 1500 specialità nobile di grandissime tradizioni. Al termine della prova Cheruyiot sconfitto regala il braccialetto della fortuna al giovane campione olimpico.
Il mezzofondo olimpico in rosa chiude con il terzo alloro di Sifan Hassan, due ori 5 e 10 mila e un bronzo nei 1500, nella distanza più lunga in pista chiude con un sontuoso 29’55”32. Stanotte la maratona maschile e poi sipario.
La cronaca della nona giornata
(Diego Sampaolo)
Jakob Ingebrigtsen e Sifan Hassan sono stati i grandi protagonisti dell’ultima giornata delle gare di atletica in pista dei Giochi olimpici.
1.500 m, Strepitoso Ingebrigtsen
Il norvegese ha trionfato nella finale dei 1.500 m in uno strepitoso 3’28”28, tempo con cui ha demolito il record olimpico (oltre al primato europeo da lui stesso stabilito a Montecarlo nel 2020 con 3’28”68) e ha preceduto il campione del mondo, Timothy Cheruiyot, che ha realizzato il suo secondo miglior tempo stagionale con 3’29”01 precedendo il britannico Josh Kerr di quattro centesimi. Kerr è diventato il primo britannico a salire sul podio olimpico sui 1.500 metri dal 1988, quando Peter Elliott conquistò la medaglia d’argento.
Il keniano Abel Kipsang è sceso sotto i 3’30” per la prima volta in carriera con 3’29”56 classificandosi al quarto posto davanti allo spagnolo Adel Mechaal (3’30”77, primato personale), al giovane talento universitario statunitense Cole Hocker (3’31”40), al primatista australiano Stewart McSweyn (3’31”91) e al polacco Michal Rozmys (3’32”67)
10.000 m, doppietta di Hassan
Sifan Hassan è diventata la seconda atleta a vincere 5.000 e 10.000 m nella stessa edizione dei Giochi olimpici dopo Tirunesh Dibaba, che centrò questa doppietta a Pechino 2008.
Hassan lascia Tokyo con tre medaglie avendo conquistato anche il bronzo sui 1.500 m. L’olandese di origini etiopi ha trionfato in 29’55”32 superando in volata la rappresentante del Barhein, Kalkidan Gezhegne (29’56”18) e la primatista mondiale Letesenbet Gidey (30’01”72).
Hellen Obiri si è classificata al quarto posto stabilendo il primato personale con 30’24”27. L’ex ottocentista del Burundi Francine Nyonsaba si è migliorata con 30’41”93 precedendo la keniana Irene Cheptai (30’44”00), la giapponese Ririka Hironaka (31’00”07), la tedesca Konstanze Klosterhalfen (31’01”97) e la figlia d’arte britannica Eilish McColgan (31’04”68).
4×400 maschile, record italiano
Davide Re, Vladimir Aceti, Edoardo Scotti e Alessando Sibilio hanno migliorato per la seconda volta in questi Giochi olimpici il primato italiano con 2’58”81 chiudendo la gara al settimo posto.
Michael Cherry, Michael Norman, Bryce Deadmon e Raj Benjamin hanno conquistato per gli Sati Uniti il successo in 2’55”70 (quarto miglior tempo di sempre) battendo l’Olanda (2’57”18) e il Botswana di Isaac Makwala (2’57”27).
Il Belgio dei fratelli Kevin e Dylan Borlée e Jonathan Sacoor si è piazzato al quarto posto stabilendo il primato nazionale con 2’57”98 e battendo la Polonia (2’58”46) e la Giamaica (2’58”76).
4×400 femminile, trionfo USA
Le statunitensi Sydney McLaughlin, Allyson Felix, Dalilah Muhammad e Athng Mu hanno vinto l’oro olimpico in 3’16”55 davanti alla Polonia (3’20”53) e alla Giamaica (3’21”24).
Allyson Felix: 11 medaglie olimpiche
Allyson Felix ha così vinto l’undicesima medaglia olimpica della sua carriera nella sua quinta e ultima partecipazione a questa manifestazione. La californiana ha portato a sette il numero di medaglie d’oro vinte, comprese le quattro con la staffetta 4×400, che le hanno permesso di eguagliare il record di quattro vittorie consecutive nella stessa specialità dopo Al Oerter nel lancio del disco e Carl Lewis nel salto in lungo.
Alto, oro alla Lasitskene
La tre volte campionessa mondiale Mariya Lasitskene ha vinto finalmente la medaglia d’oro olimpica del salto in alto femminile con 2,04 m battendo l’australiana Nicola McDermott (2,02 m) e l’ucraina Yaroslava Mahuchik (2,00 m).
Oro indiano nel giavellotto
Neeraj Chopra è il primo atleta indiano a vincere la medaglia d’oro olimpica di atletica con 87,58 m. Jakub Vadlejch (Repubblica Ceca) ha conquistato la medaglia d’argento con 86,67 m battendo il connazionale Viteslav Vesely (85,44 m).